Le persone tristi indossano i jeans?
Alcune curiose ricerche svolte nell'ambito della Psicologia della Moda
negli ultimi anni hanno ipotizzato un insolito ma sorprendente legame tra la
scelta di indossare i jeans e l’esperienza emotiva di uno stato d’animo caratterizzato
da sentimenti come tristezza, malinconia, frustrazione e, nei casi più
gravi, depressione. Secondo gli psicologi che hanno sottoposto uomini e donne ad interviste e questionari per indagare la correlazione tra le scelte estetiche di abbigliamento e le condizioni psicologiche di felicità o infelicità, infatti, i jeans risulterebbero la risposta più frequente in caso di emozioni "negative", periodi di stress ed insoddisfazione personale o quadri clinici di depressione e disturbi dell'umore.
Gli “abiti felici” e gli “abiti infelici”
Un articolo del tabloid britannico Mirror, ad esempio, riporta gli studi
della psicologa e ricercatrice inglese Karen Pine, celebre per le sue teorie
sull'influenza psicologica di abiti, accessori e prodotti di make up (è famosa la sua Psicologia del Rossetto),
distinguendo tra abiti felici ("happy clothes") ed abiti infelici ("sad clothes"). Riferendosi alla teoria psicologica secondo la quale gli
individui, ed in particolar modo le donne, tendono a scegliere i propri
indumenti in base al proprio stato d’animo ed all'umore del momento, gli abiti
felici sarebbero tutti i capi d’abbigliamento che, grazie a linee ben
strutturate, colori brillanti e tessuti sofisticati, aiutano una donna a
sentirsi più bella, elegante e curata, esprimendo la propria personalità ed uno
stato d’animo vitale e positivo attraverso una speciale cura di sé ed un look particolarmente
ordinato. Al contrario, gli abiti dalle forme meno strutturate, ampi e poco
sagomati, dai colori spenti e dai tessuti casual e meno eleganti, come larghi
maglioni ed abiti rigonfi e cascanti (“baggy clothes”, in inglese), rappresenterebbero
le scelte d’abbigliamento rivelatrici di stati d’animo di tristezza e scarsa
energia.
Perché proprio i
jeans?
Un paio di vecchi e larghi jeans, dunque, si configurerebbe come la
perfetta icona infelice di un momento di sconforto ed insoddisfazione
personale, rivelandosi la scelta di una donna (o di un uomo) il cui intento,
più o meno consapevole, è quello di risultare “invisibile”, di nascondersi al
mondo esterno, infagottando e camuffando le forme del proprio corpo in un capo
di abbigliamento amorfo e dall'aspetto “neutro”: i jeans, infatti, sembrano
essere una sorta di passepartout del guardaroba femminile e maschile, in quanto
capo estremamente versatile, comodo e casual, facilmente abbinabile e dal
classico “color denim”, un non-colore che si accompagna ad ogni tonalità, ad ogni tessuto, ad ogni stile e ad
ogni età.
Un paio di jeans può essere il capo più adatto per il tempo libero,
assieme ad una t-shirt ed alle classiche scarpe da tennis. I jeans possono
essere indossati con stivali o scarpe da trekking per affrontare attività
sportive o passeggiate nella natura, sono un vero e proprio jolly da sfruttare
in tutte le stagioni dell’anno, con capi ed accessori estivi ed invernali, e
per le occasioni più eleganti e chic, assieme ad un paio di tacchi alti e ad
una blusa raffinata, riescono persino a trasformarsi in un paio di pantaloni da
party perfettamente alla moda. Eppure, sembra che questa versatilità a tutti i
costi di un paio di jeans renda i classici pantaloni in tela denim un capo
privo di personalità: i nostri jeans si rivelano sempre così idonei ad ogni
clima, occasione ed età da diventare un oggetto anonimo, senza carattere, senza
una storia, privo di stile, perfetto anche se logoro, sgualcito, strappato o
particolarmente vecchio e consunto. Per questo motivo, probabilmente, la preferenza
espressa per un paio di jeans rischia di essere interpretata, dalle interviste
e dai questionari delle ricerche psicologiche, come una scelta di invisibilità,
o meglio come una non-scelta.
Tra i sintomi di una depressione clinica, così
come tra le manifestazioni comportamentali ed emotive di un periodo di
tristezza ed intensa malinconia, vi è una notevole mancanza di interesse verso
il proprio aspetto fisico agli occhi del mondo esterno, una scarsa cura di sé,
un lasciarsi andare alla corrente trascurando, oltre a numerosi aspetti della
propria vita, anche le scelte estetiche quotidiane. Una persona depressa o che
sperimenta temporaneamente alcuni sentimenti vicini a quelli di un quadro di
depressione clinica, infatti, tende spesso a privilegiare una dimensione
personale di anonimato ed invisibilità, come per sparire dal mondo, ed alcuni
psicologi evidenziano il legame tra un tale stato emotivo ed un abbigliamento
che, come per riflesso, si compone quasi esclusivamente di capi ed accessori
altrettanto “anonimi” ed “invisibili”, proprio come i jeans.
I jeans sono davvero l'abito infelice delle persone tristi?
Le ipotesi dei ricercatori psicologi circa i jeans ed il loro legame con tristezza e depressione, per quanto apparentemente discutibili ed un po' forzate, non sono del tutto errate e meritano alcune riflessioni tra moda e psicologia. Proviamo a mettere in gioco le nostre scelte quotidiane in fatto di abbigliamento, alla luce di un'osservazione attenta e scrupolosa delle nostre emozioni. Certamente saremo tutti d'accordo nell'affermare che la scelta degli abiti e degli accessori che indossiamo ogni giorno per correre al lavoro o per dedicarci ad attività piacevoli nel nostro tempo libero è sempre ed inevitabilmente influenzata dal modo in cui ci sentiamo e dalle emozioni che attribuiamo ai luoghi, alle persone ed agli eventi con cui avremo a che fare nel corso della giornata. Tutti noi, in fondo, tendiamo ad assegnare ai nostri abiti, così come ai nostri oggetti personali, una speciale valenza simbolica ed emotiva: abbiamo indossato tutti la classica "maglietta fortunata" per sostenere gli esami scolastici ed universitari, le scarpe comode "da combattimento" per le giornate particolarmente impegnative, l'abito "super chic" per gli eventi esclusivi o gli appuntamenti romantici. I nostri vestiti, proprio come degli amuleti, accompagnano la nostra quotidianità e svolgono una funzione decisamente attiva ed importante, al di là della semplice e pura questione estetica: servono ad esprimere ciò che proviamo, che sentiamo, che desideriamo o che temiamo, un po' come il maglione nero oversize del cattivo umore, l'abito largo, lungo ed informe che indossiamo quando non ci sentiamo in perfetta forma fisica, il pigiama comodo e morbido nel quale ci rifugiamo dopo una lunga e faticosa giornata o durante i weekend più pigri.
In questa ottica, anche i jeans sembrano spesso giocare un ruolo, socialmente condiviso, senza genere e senza età, altamente simbolico ed affettivo: i jeans rappresentano il capo di abbigliamento comodo e factotum al quale viene affidata una funzione di protezione, conforto ed utile tuttofare.
In alcuni casi, scegliamo di indossare i jeans quando non abbiamo il tempo o la voglia di progettare con cura del dettaglio e con precisione i nostri outfit: proprio come se stessimo fuggendo dalla possibilità di una riflessione più accurata e lenta, di un'introspezione intensa, ci affidiamo al volo ai soliti jeans, per non dover pensare troppo e non affrontare il timore di guardarci dentro, di domandare a noi stessi come ci sentiamo ed in che modo possiamo comunicarlo al mondo, anche attraverso i nostri vestiti.
Scegliamo i jeans perché si abbineranno facilmente a tutto, si adatteranno alla forma del nostro corpo come una perfetta uniforme: proprio come il vecchio grembiule scolastico, utile a proteggere gli abiti dalle macchie di cioccolato e pennarelli ed a nascondere le condizioni sociali dei piccoli allievi, così da uniformarli e renderli tutti uguali ed alla pari, i jeans simboleggiano una tenuta indistinta, una livrea mediante la quale sentirsi uguali agli altri, uniformarsi al gruppo, sentirsi parte di una comunità e di ciò che rappresenta.
Alcune persone vedono in un paio di jeans un buon investimento: i jeans, dalla tela solida e resistente (non solo al tempo che passa, ma anche al susseguirsi delle tendenze!), appaiono come una garanzia, il simbolo di una continuità, di qualcosa che permane, che resta, che resiste, che non delude. Un buon paio di jeans dal denim di ottima qualità offre la confortevole sicurezza di un capo di abbigliamento che sarà anche un buon "compagno" per la vita. Basta pensare a chi ama conservare un paio di storici jeans per lunghi decenni come totem di una fase di vita importante, nella speranza di indossarlo anche a distanza di numerosi anni. Una scelta fondata su simili motivazioni può rappresentare uno slancio vitale, una conferma della propria autostima, solida e basata sulla concretezza, sulla durevolezza, non sull'approvazione del mondo esterno, oppure, al contrario, la necessità di sicurezza e di conferme, come a voler dire: "ho bisogno di qualcosa che resti e che duri, nel mio mondo dove tutto passa e niente permane".
Altri amano accumulare jeans quasi come se si trattasse di veri e propri oggetti preziosi da collezione, acquistandone continuamente e conservandoli, tutti assieme, con grande cura. Sembra quasi che i jeans collezionabili, tutti quasi identici se non fosse per alcuni piccoli dettagli nel modello o nel colore, rappresentino una ricerca di perfezione, una perfezione mitica ed intoccabile che ne impedisce persino il comune lavaggio per non rischiare di modificarne le sfumature o la morbidezza.
In alcuni casi, scegliamo di indossare i jeans quando non abbiamo il tempo o la voglia di progettare con cura del dettaglio e con precisione i nostri outfit: proprio come se stessimo fuggendo dalla possibilità di una riflessione più accurata e lenta, di un'introspezione intensa, ci affidiamo al volo ai soliti jeans, per non dover pensare troppo e non affrontare il timore di guardarci dentro, di domandare a noi stessi come ci sentiamo ed in che modo possiamo comunicarlo al mondo, anche attraverso i nostri vestiti.
Scegliamo i jeans perché si abbineranno facilmente a tutto, si adatteranno alla forma del nostro corpo come una perfetta uniforme: proprio come il vecchio grembiule scolastico, utile a proteggere gli abiti dalle macchie di cioccolato e pennarelli ed a nascondere le condizioni sociali dei piccoli allievi, così da uniformarli e renderli tutti uguali ed alla pari, i jeans simboleggiano una tenuta indistinta, una livrea mediante la quale sentirsi uguali agli altri, uniformarsi al gruppo, sentirsi parte di una comunità e di ciò che rappresenta.
Alcune persone vedono in un paio di jeans un buon investimento: i jeans, dalla tela solida e resistente (non solo al tempo che passa, ma anche al susseguirsi delle tendenze!), appaiono come una garanzia, il simbolo di una continuità, di qualcosa che permane, che resta, che resiste, che non delude. Un buon paio di jeans dal denim di ottima qualità offre la confortevole sicurezza di un capo di abbigliamento che sarà anche un buon "compagno" per la vita. Basta pensare a chi ama conservare un paio di storici jeans per lunghi decenni come totem di una fase di vita importante, nella speranza di indossarlo anche a distanza di numerosi anni. Una scelta fondata su simili motivazioni può rappresentare uno slancio vitale, una conferma della propria autostima, solida e basata sulla concretezza, sulla durevolezza, non sull'approvazione del mondo esterno, oppure, al contrario, la necessità di sicurezza e di conferme, come a voler dire: "ho bisogno di qualcosa che resti e che duri, nel mio mondo dove tutto passa e niente permane".
Altri amano accumulare jeans quasi come se si trattasse di veri e propri oggetti preziosi da collezione, acquistandone continuamente e conservandoli, tutti assieme, con grande cura. Sembra quasi che i jeans collezionabili, tutti quasi identici se non fosse per alcuni piccoli dettagli nel modello o nel colore, rappresentino una ricerca di perfezione, una perfezione mitica ed intoccabile che ne impedisce persino il comune lavaggio per non rischiare di modificarne le sfumature o la morbidezza.
In base al sesso, all'estrazione sociale ed alla fase di vita di una persona, infatti, un paio di jeans può esprimere una funzione diversa. Durante l'adolescenza, i mitici jeans alla moda e griffati, oppure strappati e dalle linee cascanti, possono comunicare la necessità di far parte del gruppo dei pari o il bisogno di gridare ribellione ed anticonformismo. Per una persona matura, i jeans possono essere il simbolo fresco ed inalterato di una gioventù alla quale non si desidera rinunciare. Un paio di jeans aderenti e fascianti può essere l'assoluto protagonista di un look sensuale in tacchi a spillo, ma anche un largo nascondiglio per celare la silhouette di un corpo difficilmente accettato ed amato.
E tu? Perché scegli di indossare proprio i jeans?
Ti è mai capitato di fermarti a riflettere sulle tue scelte quotidiane di abbigliamento e di cercare un legame tra i tuoi look e le tue emozioni?
Lascia un commento e racconta la tua storia!
Bibliografia:
Karen Pine, University
of Hertfordshire. "Happiness: it's not in the jeans." ScienceDaily, 8 March 2012.
Adam, H., & Galinsky, A. D. (in
press). Enclothed Cognition, Journal
of Experimental Social Psychology (2012).
Swain, M. (2012, March 10). Feeling
blue: Women more likely to wear jeans when depressed. The Mirror.
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