Tutti i segreti dello Shopping Compulsivo

Tutti i segreti dello Shopping Compulsivo: cosa nasconde veramente?


Lo shopping compulsivo è oggi pienamente riconosciuto come un complesso disagio psicologico e, nei casi più gravi con significative conseguenze nella vita di chi ne soffre, un vero e proprio disturbo. Lo shopping compulsivo può essere definito come l’esito di un desiderio incontrollabile di acquistare prodotti, pur ritenendoli poco utili, eccessivamente dispendiosi e non necessari. La continua ripetizione degli episodi di acquisti compulsivi può danneggiare seriamente la vita di una persona, non solo dal punto di vista economico ma anche da quello relazionale, psicologico ed emotivo, per via dell’intenso disagio affettivo alla base di tale compulsione: grandi mancanze e vuoti psicologici, infatti, cercano di emergere attraverso i comportamenti e le azioni legate all'acquisto ed al possesso, senza però riuscire realmente ad esprimersi e senza trovare un’elaborazione.

Cosa avviene durante un attacco di shopping compulsivo?

Un singolo episodio di shopping compulsivo sembra seguire, solitamente, una serie di fasi.
La prima fase è principalmente emotiva: si avvertono sensazioni di urgenza verso l’atto di acquistare un oggetto specifico o prodotti generici, in risposta ad uno stato emotivo sgradevole pervaso da sentimenti di rabbia, tristezza, frustrazione, ansia, noia o solitudine.
La seconda fase riguarda, invece, la pianificazione precisa dell’acquisto, scegliendo e programmando con cura e concitato entusiasmo il luogo ed il momento in cui cercare ed acquistare gli articoli desiderati.
La terza fase è quella dell’eccitazione durante la quale ci si lascia andare al piacere dell’acquisto, in quel momento ritenuto irrinunciabile ed estremamente attraente: la fase di eccitazione e gratificazione porta con sé sensazioni di intenso benessere e di inesprimibile felicità, tanto da configurarsi quasi come una sorta di dissociazione della mente in cui la percezione del tempo viene annullata da emozioni così intense ed avvolgenti.
Eppure, questa fase di beatitudine indescrivibile non dura a lungo: sta per sfociare inevitabilmente nella quarta e drammatica fase, quella conclusiva, nella quale le emozioni gradevoli legate all'atto dell’acquisto e del possesso del nuovo articolo si trasformano in sensazioni violente di vergogna, senso di colpa, autocommiserazione e frustrazione. Nella fase finale dello shopping compulsivo, la persona si scontra improvvisamente con le conseguenze concrete ed emotive del suo comportamento: quella splendida illusione di benessere va in pezzi, lasciando posto ad un’amplificata e distruttiva sensazione di vuoto interiore, di delusione, di vergogna bruciante.

Tutti i segreti dello Shopping Compulsivo: cosa nasconde veramente?


L’episodio di shopping compulsivo si svolge, quindi, come una sorta di giostra emotiva, un giro sulle montagne russe delle emozioni più contrastanti ed apparentemente opposte che, in realtà, rappresentano volti diversi di una stessa medaglia: un profondo disagio psicologico che tenta di emergere e di assumere una voce ma che finisce sempre con lo scontrarsi, in un violento impatto, con il senso di colpa e l’insoddisfazione. Non è l’oggetto, infatti, ad essere al centro di un episodio di shopping compulsivo, bensì il bisogno (o il desiderio) urgente ed irrinunciabile di esso al di là delle sue effettive funzioni, della sua utilità, della sua bellezza. 

Queste sono le caratteristiche principali che distinguono l’acquisto compulsivo da uno shopping sano e sereno. Chi acquista oggetti con una disposizione d’animo calma e consapevole tende a scegliere articoli interessanti in quanto economicamente sostenibili, utili, pratici, esteticamente gradevoli. La persona che, invece, acquista in modo compulsivo sceglie i suoi oggetti senza realmente considerarne la natura, le funzioni, l’utilità o la gradevolezza: spesso si appropria di oggetti di cui non ha bisogno o che già possiede, cose che non trova belle né utili, il cui costo va decisamente oltre le sue possibilità economiche, allo scopo di soddisfare rapidamente un impulso per poi, nella maggior parte dei casi, abbandonare subito il proprio acquisto, lasciandolo inutilizzato e, talvolta, persino all'interno della sua confezione.

Lo shopping compulsivo è una dipendenza?

Pur essendo consapevole della tendenza compulsiva del proprio comportamento (la compulsione rappresenta la ripetizione di un atto impulsivo che assume le sembianze di un vero e proprio rituale irrinunciabile), chi soffre di un disturbo da shopping compulsivo ammette di non riuscire a disobbedire all'impulso irrefrenabile che spinge all'acquisto. Lo shopping è un momento di crisi paragonabile all'astinenza di chi soffre di una vera e propria dipendenza. Il tempo dedicato alle compere si dilata pericolosamente, fino ad inghiottire l’intera vita di una persona, invadendo la sua quotidianità, le sue relazioni importanti, la vita sociale, familiare e lavorativa: tutto ciò che colora la sua giornata riguarda lo shopping. Le conseguenze economiche possono essere devastanti, portando a debiti e conti in rosso. La temporanea impossibilità di fare acquisti può evolvere in un vero e proprio stato di stress psicofisico, proprio come quello dell’astinenza da una sostanza.

Ne soffrono solo le donne... vero o falso?

Tutti i segreti dello Shopping Compulsivo: cosa nasconde veramente?
Gli shoppers compulsivi non sono solo di sesso femminile, come spesso si tende a pensare: anche gli uomini dimostrano, infatti, di essere colpiti da questo disagio, anche se in forma differente. Le donne tendono statisticamente ad acquistare prodotti relativi all’immagine esteriore: capi di abbigliamento, prodotti di bellezza, profumi, gioielli. Gli uomini, invece, sembrano più legati ad oggetti che simboleggino un certo prestigio sociale ed economico, come le automobili e gli strumenti tecnologici. In generale, l’esordio di un disturbo da shopping compulsivo tende a manifestarsi in persone giovani, tra i 20 ed i 30 anni, da poco entrate in una prima fase di autonomia economica e di distacco dalla famiglia di origine. A questo proposito sembra non essere un caso, dunque, che la scelta degli oggetti del desiderio si avvicini spesso alla costruzione di un’identità personale e di un’immagine sociale di gradevolezza, prestigio, lusso e bellezza: gli acquisti compulsivi diventano atti simbolici di una costruzione di sé a partire dagli oggetti del mondo esterno, attraverso una disperata e ripetitiva ricerca di pezzi mancanti con i quali riempire un vuoto esistenziale.

Il ruolo della pubblicità: gli "influencers" e lo shopping online

Alla base del comportamento compulsivo della shopping addiction pare assumere un ruolo fondamentale e, talvolta, scatenante il fattore della gratificazione: l’acquisto, al di là della sua concreta utilità o sana gradevolezza, gioca il compito di premiare, gratificare la persona nel momento di malumore, fatica, stress, solitudine o tristezza. Il consumismo isterico promosso ed assecondato da alcune forme di pubblicità e di sponsorizzazione, d’altra parte, non fa che nutrire la tendenza compulsiva, trasformando falsi bisogni in desideri affascinanti, promuovendo l’acquisto di prodotti come fonti magiche di felicità e di un’identità sociale speciale e culturalmente accettabile. Si pensi all’attuale ruolo delle fashion bloggers, oggi non più chiamate “bloggers” o “guru” di moda e bellezza, bensì “influencers”, coloro che dispensano non più consigli ed ispirazioni, ma esempi di vita, immagini patinate in cui identificarsi, inserendo prodotti commerciali all’interno di ogni articolo divulgativo o video tutorial. Il marketing pubblicitario attraverso le figure degli influencers, infatti, punta alla promozione di un prodotto non più evidenziandone le caratteristiche e le qualità, quanto piuttosto mirando all’elemento dell’identificazione tra il potenziale acquirente e l’influencer, celebre nel mondo del web, che mostra di possedere ed utilizzare felicemente l'articolo da sponsorizzare: il compratore, spesso molto giovane, arriverà a desiderare quel prodotto perché acquistarlo significa essere come il suo influencer preferito, fare ciò che fa lui e vivere come lui, prima ancora di pensare che avere quel prodotto può essere utile.
La pubblicità, talvolta nascosta e sottile, striscia silenziosamente ovunque, facilitata anche dalle nuove forme di acquisto promosse online: lo shopping compulsivo rischia, così, di finire nell’ulteriore rete dello shopping in internet, reso ancor più affascinante dalla possibilità di reperire articoli più inusuali con un solo clic, senza la necessità di interfacciarsi con un intermediario umano e comunicante, attraverso metodi di pagamento online estremamente rapidi ed alla portata di tutti. 

Spiegazioni psicologiche: le radici nell'infanzia

Un disturbo da shopping compulsivo può avere le sue radici profonde ed antiche all’interno della storia personale di sviluppo di chi ne soffre, in particolar modo per quanto riguarda la nascita e l’evoluzione della complessa relazione con le figure genitoriali ed, in generale, con la famiglia di origine, talvolta fin troppo permissiva oppure, al contrario, eccessivamente protettiva, repressiva ed ansiogena. A questo proposito, l’aspetto della mancanza di controllo sul proprio comportamento è stato interpretato, da alcuni studiosi, come uno schema, destinato a ripetersi, centrato su un conflitto familiare ricco di sentimenti di vergogna e di colpa, allo scopo di compensare le mancanze subite in un ambiente familiare repressivo, freddo ed estremamente severo: acquistare oggetti sarebbe, quindi, il modo in cui l’inconscio tenta di colmare i vecchi vuoti affettivi della propria infanzia. L’acquisto avrebbe il fine di riempire il vuoto interiore, ma il continuo ripetersi dell’atto compulsivo è il segno di un’elaborazione mancata: gli oggetti esteriori non riescono realmente a compensare la sofferenza psicologica, innescando un circolo vizioso senza uscita di tentativi falliti. I disastri economici e personali nei quali incorre lo shopper compulsivo potrebbero anche rappresentare una ricerca inconscia di un genitore simbolico, qualcuno che possa assumere il controllo sulla situazione e riparare il danno, come se il processo di indipendenza, crescita ed autonomia fosse bloccato: chi soffre di un disturbo da shopping compulsivo potrebbe, inconsapevolmente, avvertire ancora il bisogno disperato di una famiglia che sappia prendersi cura di lui/lei. Un’altra possibile spiegazione psicologica allo shopping compulsivo è data, poi, dall’ipotesi di una famiglia di origine non pienamente attenta alle necessità affettive ed emotive di un bambino perennemente viziato con gratificazioni esclusivamente materiali: gli oggetti hanno rappresentato, nella sua storia personale, l’unica merce di scambio ottenuta in risposta ad una richiesta di amore, e nell’età adulta continuano ad essere l’apparente soluzione alle problematiche interiori. Non bisogna dimenticare, infatti, che se pure lo shopping compulsivo riguarda oggetti concreti, il suo motore è assolutamente psicologico, immateriale ma, al tempo stesso, potente e violento: l’ansia è l’emozione alla base di ogni episodio di shopping compulsivo, ed è nella medesima ansia che tali episodi trovano il loro frustrante epilogo.

ERA INTERESSANTE? CONDIVIDILO SUI TUOI SOCIAL!

0 commenti: